martedì 18 dicembre 2012

Vita che non va

Sopravvivo succhiando questa tranquillità
che sì mi nutre
e mi lacera.

Il devastante
non-muoversi
di una vita
che non va.

giovedì 22 novembre 2012

Perchè nessuno rimane davvero ferito.

"Non credevo fumassi"
Le si avvicinò piano, soppesandola con lo sguardo come uno di quegli imperscrutabili felini che potrebbero, docili, farsi accarezzare la schiena, o saltarti addosso soffiando.
Lei si portò nuovamente la sigaretta alla bocca, inspirando lentamente e guardando poi il fumo sgusciare fuori nelle piccole volute di quel vizio tutto nuovo.
"Non lo credevo neanche io"
Lui le era ormai davanti; la guardava dall'alto, valutando quanto sarebbe stato ardito sedersi di fianco a lei sul cemento.
"In effetti, non credevo di fare un sacco di cose. Che invece sembrano così innocue"
Alzò gli occhi scuri su di lui, solo l'ombra del trucco lungo le guance, ormai lavato via.
"Non fumo - inspirò ancora - Non mento, non litigo, non volto le spalle.
Non tradisco - l'altro distolse lo sguardo - non seduco, non imbroglio"
Silenzio. Tornò a guardarla.
"Sono talmente tante cose che non faccio, vero? Che non farei mai".
Si alzò senza smettere di fissarlo, e lui fece un passo indietro, cercando di leggere quegli occhi che non erano mai stati tanto non suoi.
Come non era sua quella risata amara.
Gettò la sigaretta a terra e si avvicinò, lui immobile.
Gli sfiorò il volto, scendendo lungo il bavero della giacca e fermandosi lì, sul cuore. Veniva verso di lui, la vicinanza tra i loro volti che andava consumandosi più veloce di qualsiasi pensiero coerente il suo cervello potesse formulare in quel momento.
Sentì il suo alito sulle labbra, e chiuse gli occhi, spaventato come non avrebbe creduto mai di poter essere, davanti a ciò che aveva tanto agognato.
E che non arrivò.
Sentì i singhiozzi, la testa di lei sul petto.
Si riscosse e le sollevò il viso. Non riusciva neanche a guardarlo.
"Non ci riesco... non posso, capisci..."
Si staccò e tentò di fermare le lacrime con le maniche del cappotto.
"Claudia..."
"No, non so più neanche cosa vuole dire... chi sono... non so neanche cosa devo fare, non so cosa sto facendo... non voglio... - nuova esplosione di pianto - non voglio questo, non sono questo".
Crollò a terra, e lui, stavolta, subito accanto.
"Non so cosa significhi questo, va bene, non so cosa mi sia venuto in mente di pretendere da te... e da me... Ho provato a comportarmi come se non m'importasse. Come se non fossero davvero cose così importanti. Come se dipendesse solo da me e io potessi giostrarmi a piacere nella vita, perchè nessuno rimane davvero ferito. Perchè io non sarei rimasta davvero ferita..."
Lo guardò di nuovo, gli occhi rossi.
"Ma non è vero, Riccardo. E' così difficile. Ma non è vero. Io, il mio cuore, la mia testa, la mia anima ha un posto, e strappandocelo non posso che farlo soffrire. E guardalo ora, ho cercato di costringerlo in talmente tante strade, che si è frantumato tra le mie stesse mani. Solo le mie".
Lui non sapeva se toccarla o cosa dire.
Era la cosa più bella e triste che avesse mai visto.







giovedì 8 novembre 2012

C'è poco da dire

mi sento morire dentro.

Com'è che l'amore è l'unica cosa che ti rende vittima e carnefice?!

lunedì 5 novembre 2012

"C'è una sensualità che non sfiora la carne, ma penetra la pelle."

venerdì 2 novembre 2012

Mezzosonetto dell'amore perso.

Ha bussato Ottobre
con le sue dita grigie
e le lacrime tristi.

La spoglia estiva cade
per l'abito più antico
di polvere e dolore.

Perchè non è il tuo nome
a intiepidirmi l'anima
e ogni foglia a terra
mi strazia del tuo amore.

C.

martedì 21 agosto 2012

Sempre stata convinta di sapere tutto,

per esperienze sfiorate, per consigli forniti al momento giusto.
Poi vedi i principi crollare e le sentenze ribaltarsi;
perchè che parole potranno mai tener testa alla lingua sconosciuta delle nostre pelli che si incontrano?

Testa e corpo, la stessa persona e due essenze così in contrasto.
Chi ha rinchiuso queste due nature nell'essere umano sapeva di aver appena malamente innescato una bomba a idrogeno?

giovedì 17 maggio 2012

Ho smesso di fare poesia a un muro,

quando ho cominciato a scriverti.

Abbiamo scritto un libro di silenzi e spazi bianchi, ci siamo amati di una storia con pagine di carne e sangue.

Quanto è difficile, far parte delle cose grandi.

C.©

domenica 22 aprile 2012

Sono tante, tante, tante

troppe cose che si accalcano una sull'altra, e sono tante, tante, tante, troppe le volte che mi sembra di cambiare idea. E' come essere sospesi sul filo, e rendersi conto che non sono poi tanto forti le pretese che avevi di stare in equilibrio, quelle che un attimo prima ti avevano convinto che non saresti caduta mai. E non sei sicura di niente. Ed è dolore, okay, è sofferenza. Le cose non vanno mai tutte bene, non saranno mai tutte a posto, non avrai mai tutto chiaro, non amerai mai esattamente come vorrai.
Non puoi, umanamente.
Sbatti contro un muro che non ha solo il tuo nome sulla serratura.
Umanamente.

Sarà che la sofferenza è il grido della speranza,
sarà che il mondo l'hanno fatto troppo grande per un solo sentimento alla volta.

mercoledì 11 aprile 2012

Ti ho amato perchè certe volte non riuscivo a essere forte, 
volevo solo scivolarti tra le braccia e sentirti dire che tutto passa, tutto passa, pure se non era vero, tutto passa; tranne noi, certo, tranne noi.

Giulia Carcasi.

mercoledì 4 aprile 2012

C'è che tutta la vita è un tempo troppo lungo, ma non ne trovo un altro che per me sia abbastanza.

martedì 27 marzo 2012

E poi boh, c'è qualcosa che viene prima

O qualcuno.
E prima dell'orgoglio, dell'essere razionali, della chimica che dovevo ancora studiare, sei venuto tu. Cioè, è venuto quello che siamo noi, perchè c'è un noi, c'è sempre stato.
Ed è qualcosa per cui, nonostante la mia fragilità e la tua testa dura, lotterò.


N.
E poi boh, ti lanci giù dal quarto piano e ti presenti a casa sua senza preavviso, perchè c'è qualcosa che viene prima della corsa e del pigiama che avevo ancora addosso.

venerdì 23 marzo 2012

Poi mi hai chiesto come stavo

e mi hai perforato l'anima.
Di tutte le persone che mi avevano fatto la stessa domanda prima, eri l'unico che lo stava chiedendo davvero.
Sai quando capisci l'essenza di una cosa, il suo senso profondo e allora pronunciandola ne comprendi davvero tutta la portata? Ecco, così hai pronunciato quelle parole, e nel rispondere solo "Bene" come sarebbe bastato a chiunque altro, mi sono morsa i denti per la mia stessa bugia.

Ci sono amici che sanno arrivare al punto senza mezze misure, sinceri come tu con te stessa non lo sei mai.

J.

martedì 13 marzo 2012

Io ti amo, non come vorrei, ma faccio del mio meglio.

E sono ferma qui da un po'.
Com'è quando le ore che passano sono un dolore, e le attenzioni ti straziano?
Quando nessun consiglio, nessun luogo comune, nessuna esperienza di vita, nessuna distrazione è la risposta a quell'amo che, arpionato al cuore, continua a tirare verso l'alto.
Quando senti che non ti basta e non te lo farai bastare.
Rimani tu, e ti raccontano che potresti accontentarti e farti meno paranoie.

Ma no, no cazzo, le paranoie non ti distruggono l'anima in lacrime, non ti fanno uscire questo grido di infinito, mascherato di dolore.
Rimani tu, e questo fottuto bisogno di un di più, che quello che hai sia più grande, che arrivi qualcosa che cresca, che... che non riesci a fare tu.

E qui l'impotenza può ucciderti,
o salvarti.

venerdì 17 febbraio 2012

Sarà prerogativa del genere umano

che, liberatici di un vizio,
ricorriamo frenetici a trovarcene un altro, per sporcarci l'animo ancora
e tornare a quella sorta di fangoso equilibrio circolare che ci rovina.

sabato 11 febbraio 2012

Che t'importa, mi ha detto

che t'importa, se hai me?

Sono rimasta in silenzio, ermetica, perchè ci sono certe frasi che si aspettano una certa risposta, come uscenti dalla stessa pagina di un romanzo rosa. Ma questo letto non è carta e queste lacrime non sono inchiostro.
E se avessi avuto da contestare, a quell'affermazione, sarei dovuta stare zitta, almeno per evitare l'imbarazzo della questione.

Avrei lasciato qualsiasi cosa, sì, se mi avessi dato qualcosa di più grande.
Se avessi avuto la certezza di qualcosa adesso, che mi assicurasse qualcosa domani, e se questo qualcosa fosse stato legato indissolubilmente al tuo nome, mi sarebbe bastato.
Ma siamo umani.
Ci sgretoliamo di secondo in secondo, morendo ogni minuto rinascendo l'ora dopo, annegando il dolore e amando, amando più di quanto ci rendiamo conto.
E questo è un turbine di vita; non ci sono ancore o punti fissi.
Posso davvero pensare che un puntino, nel centro di questo polverone, mi renda conto di qualcosa talmente forte, per cui valga la pena perdere tutto?
Non posso salirti in braccio senza paura di cadere, non posso chiudere gli occhi e vedere solo te, come tu vedi me.

Ma dice la canzone, chi ama meno ha il gioco in mano.
E la morte nel cuore.

giovedì 26 gennaio 2012

Se chiudo gli occhi e premo il volto

sul cuscino, riesco ancora a sentirlo. Le tue mani sul mio corpo.
E' un avvertire debole, di un calore che non c'è già più.

Mi sono alzata da quel letto per vestirmi, e tirarmi indietro i capelli. Mi guardava fisso, la testa piegata da un lato, come quando si osserva qualcosa che ti prende, ma non è così facile da capire. Con una mano mi carezzava il collo, scendendo a seguire il profilo del seno; dolce, lentamente, come stesse disegnando nella mente ogni dettaglio. Delicato, come non era stato mai. Un toccare che era... contemplazione, della cosa più preziosa ti fosse capitata in mano.

C'è qualcosa, qualcosa che non è carne fra queste coperte, e non riesco ancora ad afferrarlo.

venerdì 6 gennaio 2012

Che resterà di noi...

... di me, piuttosto. E di quello che scrivevo da anni. Non me la sento di perdere tutto, ma neanche di copiaincollare il mondo qui, o su Word.

Visitando questo link dovreste riuscire a risalire a tutti i miei post sul vecchio personal blog, passateci!
Basta cliccare il feed sottostante...

feed://files.splinder.com/13486ec21b46e5e4e4a228ad3ddcc101.xml

Sembra quasi io sia solita,

poco prima del mio compleanno, regalarmi un nuovo blog. Chissà, forse come incentivo a cambiare.
Peccato, però, che stavolta la sottoscritta sia stata bellamente costretta, in quando il caro Splinder (tanto amato social che ora mando palesemente a cagare) ha deciso di chiudere i battenti. Ma bene, ricominciamo daccapo.
Ci provo, con redirecting e scambi di contatti, ma non vi assicuro niente.
Intanto provo un altro genere di blog, dove i miei post personali si mescolano a deliranti stralci di una storia che non esiste, ma io scrivo (vedi box a lato).
Ma la grafica di Blogger è oscena, ragazzi miei. Ho cercato di capire come personalizzare il template e sono andata giù di testa... accontentatevi. Ho giusto scelto un bel carattere per il titolo, spero sia visualizzabile in tutti i computer e non solo nei Mac...

Ci riaggiorniamo appena Splinder si degna di farmi fare il benedetto redirecting!

C.